Come sostenere la coppia genitoriale una volta separati

Come sostenere la coppia genitoriale una volta separati


Con un minimo di 2-3 incontri ad un massimo di 10 incontri.

Questo tipo di percorso si propone quindi di offrire un aiuto psicologico e  pratico per aiutare queste famiglie a gestire il cambiamento e la riorganizzazione in tutte le aree della loro vita, senza includere i figli nei propri conflitti, e soprattutto senza dare loro PESI e sofferenze ulteriori.

Rabbia, paura, tristezza, solitudine sono gli stati d’animo prevalenti che si alternano quando una coppia coniugale si separa e che coinvolgono inevitabilmente i figli.

“Chi è stato lasciato” potrà provare un senso di colpa verso se stesso per non essere riuscito a salvare il legame di coppia, a tenere unita la famiglia, con un conseguente calo di autostima per avere fallito;  cosi come potrà provare  sentimenti di risentimento e rabbia contro l’altro perché non ha scelto la separazione e dovrà imparare ad accettarla, continuando a vivere, lavorare, occuparsi dei figli; imparando gradualmente a fare tutte quelle cose che nella vita di coppia erano delegate all’altro.

“Chi lascia” potrebbe essere più avanti nella rielaborazione emotiva del processo separativo e vivere con più distacco gli eventi di oggi e di ieri, collegati alla relazione con il partner, perché già interessato ad una storia emotivo/ sentimentale o più risentito verso l’altro per una sorta di rimproveri rivolti al partner, ritenuto causa della crisi che ha condotto la coppia a separarsi.

La mediazione familiare è un tipo di intervento breve che aiuta le parti a trovare le soluzioni ai loro problemi separativi e a gestire soprattutto le problematiche psicologiche e pratiche riguardanti i figli. Con un minimo di 2-3 incontri ad un massimo di 10 incontri.

I genitori in fase di separazione  o separati spesso prendono le loro decisioni coinvolgendo i figli e creando di conseguenza un PESO e una SOFFERENZA in loro.  La mediazione familiare si propone quindi di offrire un aiuto psicologico e  pratico per aiutare queste famiglie a gestire il cambiamento e la riorganizzazione in tutte le aree della loro vita, senza includere i figli nei propri conflitti.
Lo scopo del mediatore familiare e aiutare i genitori a:

 

  • Discutere insieme per capire in che modo pensano di parlare con i figli e spiegargli la nuova organizzazione familiare
  • Divenire consapevoli o più consapevoli di ciò che i loro figli stanno attraversando e di cosa hanno bisogno
  • Focalizzarsi su ciascun bambino come un individuo con i suoi bisogni che vanno in relazione all’età e allo stadio di sviluppo, al temperamento, all’attaccamento e a molti altri fattori
  • Aumentare la cooperazione genitoriale riducendo la competizione sui figli
  • Incoraggiare i genitori ad accettare il ruolo che l’altro continuerà ad avere nella vita dei figli
  • Progettare modalità di impegno economico per i figli
  • Valutare insieme se i figli piccoli o giovani adolescenti debbano essere coinvolti direttamente nella mediazione, per dare loro la possibilità di esprimere il loro punto di vista e i propri sentimenti, ma senza caricarli della responsabilità delle decisioni.

Il mediatore familiare accompagna  la coppia genitoriale  ad un nuovo adattamento  di tipo emotivo, psicologico, economico e legale  (è auspicabile che la figura del mediatore possa collaborare con i rispettivi legali della coppia genitoriale) con l’obiettivo finale di raggiungere un equilibrio per tutti i membri della famiglia.

Più sarà forte il conflitto tra i genitori, tanto più i bambini e i figli adolescenti verranno trascinati. Uno o entrambi i genitori possono coinvolgere i figli in triangoli emotivi in cui i loro conflitti sono incanalati attraverso il “bambino triangolato”.  I bambini spesso cercano di proteggere uno o entrambi i genitori raccontando a ciascuno di loro quello che pensano il genitore voglia sentire. E queste dinamiche non fanno altro che aumentare i sensi di colpa nei figli e creare in loro disagi e squilibri affettivi.

Quando chiedo ai bambini in seduta, cosa li avrebbe aiutati quasi sempre mi rispondono che avrebbero avuto bisogno di più informazioni, spiegazioni e rassicurazioni da parte dei genitori, rispetto a quelle che hanno ricevuto. Per questo il mediatore familiare deve aiutare i genitori a discutere su cosa ritengono dovrebbe essere detto ai figli, da chi e in che momento. Anche perché le spiegazioni che di solito i genitori danno ai figli si contraddicono e denigrano l’altro di fronte ai bambini.

Questo percorso di aiuto permetterà agli adulti di ritrovare gradualmente il senso di sé come individuo per lasciare l’immagine interiore del “VECCHIO NOI”, e riscoprire un IO, che possa permettere di tornare a vivere, sperare, desiderare; verso la possibilità di costruire anche un “NUOVO NOI”, sia nel senso di una nuova coppia coniugale (in cui si trovano altri partner di vita) ma soprattutto di una NUOVA COPPIA GENITORIALE (in cui la ex coppia coniugale rimane una “coppia  di genitori”) con una consapevolezza diversa e molto spesso migliore di  come “essere madre” ed “essere padre”.


Pubblicato il 26-05-2015
Scritto da Sonia Balzani